Le foto panoramiche e l'errore di parallasse

Ormai anche i fotofonini permettono di fare tanti scatti ruotando su se stessi in modo da avere una fotografia sino a 360° del panorama, magari montata automaticamente.

Ai tempi della pellicola la cosa era molto più complicata perché non c'erano tanti programmi che ora risolvono molti errori dopo. Ma anche oggi conviene fare le cose correttamente poiché ogni correzione comporta sempre una perdita qualitativa.

Quindi ricordarsi di usare il cavalletto e mettere lui in bolla, non la macchina che se ruota su un tripode non in bolla si inclina, bloccare l'esposizione sul lato più chiaro, quello rivolto verso il sole, altrimenti le varie foto avranno luminosità diverse, e pure l'autofocus, il bilanciamento del bianco, l'esposizione, gli iso automatici e lo stabilizzatore dell'ottica. I vari scatti devono essere tutti più uguali possibili, come fosse già uno solo. Si può fare con la camera in orizzontale o meglio se è ruotata verticalmente, si dovrebbe sovrapporre un terzo di ogni scatto col precedente.

Ma purtroppo questo a volte non basta, bisogna considerare l'errore di parallasse.

Avete notato quando viaggiate che, per effetto della prospettiva, le montagne e gli oggetti lontani sembrano quasi fermi mentre quelli vicini sfrecciano via così veloci che quasi non si riescono a vedere? Questo perché sono su piani, su assi paralleli ma a distanze diverse.

Provate a mettere due dita davanti ad un vostro occhio in modo che uno copra l'altro, ora ne vedete uno solo, ma se ruotate la testa da un lato quello dietro spunterà dallo stesso lato. Se faceste più foto il dito lontano apparirebbe in una a destra e nell'altra a sinistra, capite come qualunque software abbia delle difficoltà a montare assieme due foto così incompatibili?

So già cosa state pensando: “A me non è mai successo, il mio programma corregge tutto, questo tizio lavora per l'ufficio italiano complicazioni cose semplici”! In realtà il fenomeno è tanto più evidente quanto più si tratta di oggetti vicini, magari in locali ristretti, nei paesaggi lontani è ininfluente.

Vediamo ora un esempio pratico perché una immagine vale più di mille parole. Cliccate sulle miniature per ingrandire.

Andiamo al parco gioco, luogo abituale per tutti quelli che sono diventati fotografi perché papà, mettiamoci di fianco all'altalena preferita della prole e facciamo una foto sul cavalletto quando una catena nasconde l'altra, poi ruotiamo a destra e vedremo la catena distante apparire a destra, poi a sinistra e lei comparirà adesso da questo lato. Diamo tutto da montare al programma più famoso e vediamo cosa combina.

Adesso qualcuno comincerà a chiedersi: “Come si risolve questo problema”? O si evita di fotografare quando ci sono oggetti vicini oppure basta far ruotare sul cavalletto non la macchina ma il punto nodale dell'ottica e tutto sparisce. Non complichiamoci la vita discutendo su dove si trovi questo punto G degli obiettivi, basta fare una piccola prova empirica una volta per tutte.

Prendete una testa che permetta di far retrocedere la camera sul tripode, oppure comprate per pochi spiccioli una staffa flash, una di quelle che consentono di montare un lampeggiatore di fianco alla fotocamera, lo mettete sulla testa e fate scorrere indietro la vostra macchina. Mettevi davanti a due pali in modo che uno nasconda l'altro (se non trovate una altalena con due corde), poi fate ruotare, noterete che arretrando il sistema ad un certo punto il fenomeno sparisce, il primo palo nasconde sempre il secondo. Fatto, un segno per ricordare questa misura per questa ottica e per sempre potrete ritrovarla senza più fare prove. Ogni ottica purtroppo richiede una misura diversa, ma basta farla una volta sola per sempre.


Buone foto, panoramiche o non.

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