SALA POSA

Trucchi e consigli

La sala posa è un luogo unico perché permette di fotografare a qualunque ora o con qualunque condizione atmosferica, di fare qualunque tipo di foto senza nessuno che venga a disturbare, ma sopratutto di capire veramente come funziona l'illuminazione perché tutto viene costruito attivamente, non bisogna mai subire la luce, gli oggetti, le persone e lo sfondo che il caso ci fa trovare, e queste conoscenze che acquisiamo diventano utilissime in ogni occasione nel mondo esterno (ad esempio sfruttando le enormi potenzialità dell'illuminazione creativa dei flash Nikon). Stimola la creatività perché non si riprende la realtà ma la si deve costruire attivamente. Si può avere uno sfondo pulito perfettamente in modo che tutta l'attenzione sia sul soggetto, la differenza con gli altri ambienti è la stessa che si avrebbe ascoltando la stessa musica in una stanza senza alcun rumore che disturbi oppure in mezzo al traffico.

 

Farsi una piccola sala posa non è difficile e la spesa può essere inferiore a quella di una delle ottiche che avete in borsa. Basta un porta fondale, in pratica due stativi uniti in alto da una barra, una stoffa bianca, nera o colorata, e un paio di illuminatori flash o a luce continua. Questi si possono ottenere con delle lampade da muratore e della carta da forno ma ormai ci sono tantissime offerte nei siti di fotografia per ogni tasca.

Se si è appassionati di still life, di soggetti immobili, si può utilizzare qualunque lampada, anche con luce non bianchissima, tanto poi la macchina fotografica o il pc possono ri bilanciare tutto, e giocando con il tempo si può esporre perfettamente l'immagine. Invece con i soggetti viventi è meglio avere abbastanza luce da evitare il mosso. Si possono utilizzare luci fisse oppure flash. Le prime hanno il problema che in genere scaldano molto, quindi tendono a sciogliere il trucco delle modelle, consumano molta corrente sprecandola in calore. I flash invece hanno molta più luce, consumano meno, non scaldano, hanno una luce più bianca che quindi non c'è bisogno di correggere dominanti di colori amplificando un canale rgb e quindi pure il rumore. In genere quelli da studio hanno una piccola lampada pilota che serve a prevedere l'effetto che il lampo avrà prima ancora di scattare. La velocità del lampo in genere impedisce di avere (micro) mosso nelle fotografie.

Come locale si può utilizzare il salotto di casa, ma alla lunga questa soluzione si presenta in tutta la sua scomodità, dovendo montare e smontare tutto ogni volta che si vuole scattare. Il vantaggio è che si possono usare tutti i mobili e gli accessori che si hanno in casa, come sedie, poltrone, cappelli, vestiti, ecc. Oppure si può usare un garage, togliendo ogni volta eventuali automobili, si può cercare un fotoclub vicino o addirittura metterne su uno insieme uno con gli amici per dividersi l'affitto di una sede. Qualcuno affitta la sala di qualche professionista quando non la usa, cioè la sera o nei fine settimana, quando gli amatori possono dedicarsi alla loro passione e i professionisti riposano.

In pratica più la sala è grande e meglio è, per diversi motivi. Intanto se è piccola dovrete stare, sopratutto per le foto a figura intera, vicini ai soggetti usando un grandangolare e avrete una brutta deformazione prospettica, inoltre il grandangolare facilmente prenderà tutta la stanza andando fuori dal fondale che praticamente diverrà piccolo, ancora con poco spazio la luce del soggetto inquinerà lo sfondo e viceversa e sarà più difficile mascherare con bandiere e pannelli. Infine, con poco spazio le luci saranno troppo vicine ai soggetti che si ritroveranno delle parti buie e delle altre bruciate, ma lo vedremo più avanti.

La sala non deve disporre necessariamente di una grande illuminazione perché tanto poi dovrete usare la vostra ma deve essere riscaldata adeguatamente d'inverno.

 

Le luci

La prima cosa da sapere è che la luce può essere dura o morbida, cioè dare ombre dure, in cui non si riesce a vedere alcun dettaglio, un po' come in una giornata di sole senza nubi, oppure può essere morbida, soffusa, con ombre sfuocate e appena accennate. E ovviamente tutte le possibili vie di mezzo. La durezza della luce dipende solo dalla grandezza e dalla distanza della luce. Se avete una luce piccola, come un flash nudo, e molto lontana la luce sarà dura, invece sarà morbida se avete un grande diffusore, come un ombrello o un soft box, che dovrebbe essere grande come il soggetto da illuminare e non più distante della grandezza stessa. Se le pareti sono bianche potete usarle come un grande diffusore, ma avrete difficoltà invece a impedire che la luce vada dovunque togliendo ogni ombra e tridimensionalità. Infatti, anche se il nome fotografia significa disegnare con la luce, è l'ombra che disegna la scena e dà tridimensionalità. Per questo si usano delle alette intorno alle parabole delle luci, per impedire che la luce impazzi dovunque. Per lo stesso motivo si deve fare attenzione all'uso degli specchi, che se da una parte aiutano i modelli a mettersi in posa, dall'altra fanno rimbalzare la luce dovunque con effetti imprevedibili.

Esiste una infinità di parabole e accessori per modulare la luce dei flash da studio: gli ombrelli sono leggeri, pieghevoli, trasportabili, facili da montare, fanno una luce molto diffusa ma difficile da contenere, da delimitare, sotto questo aspetto di soft box sono meglio ma costano di più e sono più scomodi. Ci sono parabole poi di diverse misure e conicità per ottenere gli effetti più svariati sino agli snoot, degli imbuti che fanno una macchia molto stretta.

Altri oggetti.

Un utile ed economico accessorio sono dei pannelli di polistirolo con un lato dipinto di nero che serve per dare contrasto impedendo che la luce sbavi dovunque e l'altro bianco per ammorbidire le ombre quando serve.

Dei teli colorati servono sempre, per coprire sedie o poltrone e farne oggetti sempre diverse, per staccare i soggetti e dare contrasto, per vestire e scoprire le persone ritratte.

Un oggetto veramente utile sono le cassette delle bottiglie dell'acqua, quelle da sei, di plastica. Si reperiscono praticamente gratis dovunque e possono fungere da sedie e sgabelli, zavorrati con bottiglie possono reggere in piedi dei pannelli di polistirolo, se coperte da un lenzuolo diventano degli oggetti da scena dove far sedere le persone ritratte. Impilate diventano una scaletta d'emergenza, ma è meglio avere una scala che vi potrà servire anche per fare foto da una prospettiva insolita.

Delle pinze con la molla, si trovano dai ferramenta, possono servire per stringere dei vestiti troppo larghi, per fissare i pannelli di polistirolo, ecc.

E poi raccogliete tutti quegli oggetti che possano dare un tono alle persone ritratte che spesso non sanno dove mettere le mani, cappelli, ventagli, e poi pettini e trucchi, fazzoletti, ciabatte, accappatoi, nastro adesivo, filo di ferro, cacciavite e tutto quello che può aiutare per ogni emergenza, in sala posa bisogna sempre saper improvvisare. Se fotografate piccoli oggetti raccogliete cartoncini bianchi, neri, colorati e di alluminio per riflettere la luce.

Tenete sempre un piccolo frigo o almeno un armadietto con acqua o qualche genere di ristoro per cortesia. Una radio può alleggerire la sedute.

Un oggetto che rende più professionale il lavoro è un esposimetro esterno per flash, permette non solo di regolare con precisione il diaframma da settare in macchina ma pure da regolare le varie luci in modo che abbiano un gradiente ben predefinito. Ad esempio per bruciare il fondale senza che la luce comprometta il soggetto come in un controluce, lo sfondo deve ricevere al massimo due stop di luce in più.

 

Le persone

Quando invitate qualcuno per fare delle foto ricordate sempre loro di portare diversi vestiti di diverso genere, uno serio, sobrio, uno sportivo, uno casual, uno allegro, un costume, eventualmente uno spiritoso, un pigiama, se fanno uno sport o una attività particolare qualcosa che richiami in modo da avere tante foto diverse, non tutte quasi uguali, da usare nelle diverse occasioni per fare un book in cui mostrano che sono in grado di figurare per ogni necessità. L'abito fa il monaco, almeno in sala posa.

Potete reclutare amici e parenti ma con una modella professionista che sa come posare e ha un fisico adatto sarà più facile iniziare e farsi un portfolio tale da attrarre sempre più persone. Cercate sempre di spiegare chiaramente cosa volete ottenere, se chiamate degli amici fate sempre prima loro un po' di foto con gli schemi di illuminazione che conoscete meglio, in modo da consegnare loro comunque un po' di scatti belli che li gratifichino, prima di usarli come cavie umane per provare situazioni nuove.

Ricordatevi di far firmare sempre la liberatoria per poter mettere sul vostro sito le vostre foto, ne trovate molte sul web.



Tecnica coi flash

Quando un principiante prova ad usare il flashino della fotocamera vede non riesce a raggiungere lo sfondo che resta scuro, allora ne prende uno più potente ma anche se il soggetto principale migliora lo sfondo no. Alla fine ne prende uno a torcia enorme invano. Il fatto è che la luce cade con il quadrato della distanza e quindi se il lampeggiatore illuminasse lo sfondo le persone davanti resterebbero bianche, sovra esposte, “bruciate”! L'unica soluzione è avere diversi punti luce disposti variamente.

Non comprate due illuminatori con la stessa potenza perché di solito si usa una luce principale, più forte, e una secondaria più debole. È vero che di solito si possono regolare, ma una delle due sarebbe sempre surriscaldata e l'altra quasi inutilizzata, inoltre non potreste giocare molto con i diaframmi se una è già al massimo e l'altra al minimo.

Se scegliete di usare dei lampeggiatori ricordatevi che il tempo di un lampo si misura in millesimi di secondi, non decimi, quindi variare il tempo nella fotocamera non cambierà l'esposizione come avviene sotto il sole o le luci continue. Invece per variare l'esposizione dovete variare la potenza dei lampeggiatori, il diaframma della macchina o al peggio la sensibilità iso, cosa da evitare perché in genere si fanno le foto in sala per avere la massima qualità. In pratica si usa il tempo di sincroflash, che è il tempo più veloce possibile che la macchina può usare con i flash così da evitare che la luce ambiente possa inquinare l'immagine, cosa che potrebbe avvenire usando un tempo lungo, ammesso che nella stanza ci siamo lampade o finestre. L'ideale sarebbe essere al buio, non tanto perché una luce debole possa influenzare il risultato ma perché così è possibile usare le flebili luci pilota dei flash da studio per prevedere l'effetto che avremo.

Se viceversa volete fare le foto estreme con solo una candela accesa procuratevi un bel cavalletto, una ottica super luminosa, una macchina che vada su di iso impunemente e una modella coi nervi di ghiaccio per evitare una foto mossa, problema praticamente inesistente con i flash.

 

Gli schemi di luce

La tridimensionalità massima è data da una luce laterale, radente, si ha un lato chiaro uno in ombra, tutti i particolari vengono sottolineati da una ombra nera, evidente sopratutto se è una luce dura. Ovviamente non va molto bene con una donna di una certa età perché evidenzia rughe ed imperfezioni, va bene con un uomo rude o per mostrare la trama di una stoffa. Dal lato opposto abbiamo la luce frontale, come quella del flash sulla fotocamera, che appiattisce tutto perché non fa ombre, spariscono tutte dietro al soggetto, è la luce glamour tipica delle riviste patinate, spariscono nasoni, rughe, brufoli. Una via di mezzo è una lampada a 45° da un lato.

 

Per schiarire un po' le ombre senza togliere troppo la tridimensionalità si può mettere dal lato opposto una altra luce che deve essere più soffusa per non creare una doppia ombra innaturale. Un pannello bianco può fare questa funzione ma è più difficile da gestire, perché se lo allontano la luce diminuisce ma diventa più dura, come dicevamo sopra.

 

In genere la luce dovrebbe essere un po' più alta perché in natura il nostro occhio è abituato così, ma facciamo attenzione alla caduta di luminosità nelle gambe: la luce, come il suono, cade col quadrato della distanza; il sole è distante dalla testa ai piedi delle persone praticamente nello stesso modo mentre una torcia sopra le teste, in una sala non tanto alta, rischia di “bruciare”, nel senso di sbiancare troppo, la faccia e lasciare le gambe nere. Si può ovviare eventualmente mettendo un pannellino bianco, anche solo un cartoncino, in basso che rifletta un po' di luce sulle gambe.

Altre luci

Se ne può mettere una da dietro in alto che accenda i capelli, utile sopratutto con le bionde ricce, provoca un piacevole effetto Madonna di Fatima, a qualcuno piacciono proprio bruciati, bianchi, ad altri meno, ma va a gusti. Con lo sfondo bianco si possono usare due torce a 45° di lato per bruciarlo e far galleggiare le persone nel bianco. Quando il fondo è nero una si può piazzare su uno snoot, cioè su una parabola molto stretta che fa una macchia di luce sullo sfondo, simile ad una aureola dietro al soggetto, la luce fa un disegno grigio, quasi bianco, che va sfumando. Una altra si può piazzare dietro ai soggetti dall'angolo opposto alla luce principale per evitare, sopratutto quando sono vestiti di scuro, che il lato meno illuminato sparisca nel buio, schiarendo il bordino.

Esempi

Vediamo adesso qualche foto:

Questa è una luce dura, molto tridimensionale ma dura, va bene con una modella molto giovane perché evidenzia ogni imperfezione, le ombre sono chiuse, non permettono cioè di vedere alcun dettaglio, la persona si perde nel nero totale. Ovviamente è stato usato un solo flash molto laterale.

 

Qui vediamo l'effetto di più luci, alla nostra sinistra, la destra del modello, vi è una luce principale, più forte, dall'altro lato una più soffusa e debole permette di avere un ombra che rende la tridimensionalità ma non è nera, si vedono i dettagli. Dalla parte opposta poi c'è ancora un bordino schiarito da un'altra luce posteriore, un controluce. Ed infine, se guardiamo bene, vediamo che lo sfondo non è nero ma con un gradiente di grigio perché una luce bianca sul nero produce un grigio.

 

Un vecchio trucco: per capire che tipo di luci siano state piazzate davanti ai soggetti basta guardarne il riflesso negli occhi, se non sono stati ritoccati.

 

Questa è una silhouette, ma non è completamente piatta come un'ombra sul muro, ha una certa tridimensionalità che si può ottenere e regolare variando l'intensità della luce, il diaframma, la distanza del soggetto dallo sfondo. Qui ovviamente lo sfondo deve essere molto più illuminato delle persone, parecchi stop di più.

Questi sono solo dei consigli teorici ma basta spostare di pochissimo una luce e cambia la personalità dei soggetti, la drammaticità, l'atmosfera; l'importante è fare pratica, arruolare tutti i conoscenti e scattare... e avere degli amici con cui scambiare impressioni, trucchi, idee, anche solo via internet.

Un errore che fanno molti all'inizio è pensare che la sala posa debba essere obbligatoriamente dipinta di bianco, magari lucido, come un ospedale. Il bianco è il colore preferito per le pareti delle abitazione perché è quello che assorbe meno luce e quindi rende le stanze più luminose, ma questo in sala posa può essere uno svantaggio: non sempre si fanno ritratti morbidi, soffusi, a volte serve il contrasto, comunque è sempre meglio poter dominare la luce, non subirla.
L'ideale sarebbe il velluto nero che è il più assorbente, o almeno un nero opaco, ma capisco che questo non è facilmente praticabile, specie se la sala deve condividere anche altre destinazioni in orari diversi. Fate attenzione che delle pareti di colori sgargianti possono riflettere dominanti difficili da dominare, evitate vernici lucide, riflettenti.
Comunque col digitale e le possibilità della post produzione questo è il problema è minore, sopratutto se la stanza è grande e le pareti lontane.

Se vi serve trasformare un sb Nikon in una luce puntiforme, magari pure in abbinamento a potenti ma ingombranti lampeggiatori da studio, e non avete una parabola snoot per flash Nikon, basta che comprate un tubo di patatine, ve le mangiate rapidamente con ingordigia, buttate il tappo e tagliate via il fondo, avrete un tubo con l'interno metallizzato, ci infilate dentro il flash e avrete un punto luce concentrata per i capelli o per zone ristrette a costo zero.

Non avete la luce pilota come nei nei flash da studio ma potete far lampeggiare per 3 secondi la vostra torcia selezionando la apposita funzione e vedere esattamente il punto dove state illuminando.

Potete anche schiacciare il tubo e tenerne uno sempre in borsa, non pesa, non ingombra, non costa ma funziona!

La luce cade con il quadrato della distanza, quindi se i soggetti, presi dall'euforia della sessione, si spostano anche di poco verso una luce finiscono per avere un lato bruciato ed uno troppo scuro. Qualcuno suggerisce di aiutarli facendo un segno per terra, ma resterebbe in tutti gli scatti, altri di poggiare un foglio di carta dello stesso colore del fondale ma comunque intralcia e la definizione delle macchine attuali lo rileva.
La soluzione che ho trovato io è di mettere SOPRA un foglio con una croce, sul soffitto, fissandolo con del nastro adesivo girato su se stesso, o puntine da disegno.

Una cosa importantissima: il fotografo non deve MAI TOCCARE le modelle, per nessun motivo, nemmeno se deve indicare una posizione precisa, lo si deve fare a voce. In una trasmissione di Forum un fotografo è stato condannato per questo, inoltre toccando le persone le si fanno irrigidire e si ottiene un effetto contrario.
Un trucco: ho visto un maestro di danza usare una canna per posizionare gli arti dei ballerini, non c'è un vero contatto e arriva pure in alto, quando uno solleva la compagna sopra la testa.

Quando un principiante compra i primi flash da studio, ricordando la frase degli antichi (obesi?) Melius abundare quam deficere tende a prendere i due più potenti possibili per avere la certezza di avere luce a sufficienza. In realtà troppa potenza costringe a lavorare con diaframmi molto chiusi rischiando di perdere qualità per la diffrazione, è vero che i lampeggiatori di solito hanno una regolazione ma comunque le luci devono tenere una differenza tra loro, non si possono usare tutte allo stesso livello, quindi le possibilità di gioco diminuiscono. Sappiamo che per avere uno stop di luce in più, cioè per passare da F11 a F16, bisogna raddoppiare i watt e il costo, praticamente col prezzo di due se ne comprano 4. Secondo me per cominciare, con una sala posa di dimensioni normali, diciamo con un fondale di cartone standard largo 2,72 metri, non conviene prendere più di 500 watt, per cominciare. Per un ambiente più piccolo, magari il salotto di casa, si può cominciare direttamente con degli sb e un ombrello bianco sul cavalletto.

L'esposimetro è una fotocellula che dice quando è arrivata abbastanza luce in modo da interrompere l'esposizione, non prima, per evitare foto troppo buie, scure, nere, né dopo per evitare che siano troppo chiare, bianche.

Esiste un modello esterno, che noi possiamo poggiare sulla scena per vedere veramente quanta luce arriva sugli oggetti che riprendiamo, e uno interno, nella fotocamera, che però vede solo la luce riflessa dagli oggetti. Il primo problema in questo caso è che oggetti chiari riflettono più luce di quelli scuri e la macchina non può sapere cosa ha davanti, se un soggetto bianco o nero, quindi calcola che gli oggetti siano “mediamente” grigi. Quindi se fotografo un oggetto bianco (o nero) la macchina fermerà l'esposizione quando sarà arrivata la luce che di solito riflette un oggetto grigio, ed infatti sia i soggetti bianchi che neri tendono a risultare grigi! In pratica tende a scurire gli oggetti chiari e a schiarire quelli scuri, errore che un esposimetro esterno, appoggiato sul soggetto, non subisce perché calcola la luce che c'è veramente, che incide, non quella riflessa.

In sala posa non serve quello interno alla macchina. Intanto non voglio che i soggetti vengano grigi ma voglio io decidere quali parti voglio più chiare e quali più scure. Con l'esterno posso dare un gradiente, una differenza tra lo sfondo e la varie parti del soggetto ripreso. Per questo i flash da studio sono potenti ma “stupidi”, non comunicano alla fotocamera la potenza e durata del lampo come fanno i flash TTL, quelli Nikon per capirci, cosa che è molto utile, indispensabile all'aperto dove ci sono dei soggetti che si spostano, quindi variano continuamente la luce che ricevono, ma in sala questa intelligenza sarebbe sprecata, controproducente.

Al tempo della pellicola l'esposimetro esterno era indispensabile in sala posa, ora è possibile controllare la foto sul display della macchina sino a trovare i valori che vanno bene con una certa approssimazione.



Se non avete una persona che vi faccia da cavia umana, se non siete bravi con l'autoscatto, se avete (sbagliatissimi) pregiudizi a mostrare i vostri cari c'è un trucco che potete utilizzare. Chiedete alla parrucchiera di vostra moglie. Quando le parrucchiere fanno corsi o gare usano delle teste di bambola a grandezza reale, come una persona, dopo la manifestazione la buttano via. La mettete su un cavalletto (la testa finta, non la parrucchiera, eh), con una crocetta porta abiti ci piazzate sotto una giacca e via.

Per avere i colori più fedeli dovete settare il bilanciamento del bianco della fotocamera su Flash oppure potete regolarlo esattamente seguendo la procedura descritta nel manuale della stessa che prevede di fotografare un foglio bianco illuminandolo con i vostri flash per registrare la loro precisa temperatura di colore.

E adesso parliamo dello sfondo. Anche chi non conosce la sala posa sa che lo sfondo è più importante del soggetto, una giusta ambientazione risalta, abbellisce qualunque cosa e viceversa uno sbagliato. Ma qui lo sfondo è ancora più determinate perché agisce pesantemente sul soggetto. Uno nero tenderà a dare drammaticità, uno chiaro ad alleggerire la tensione. Qualcuno usa quello grigio, ma lo si può ottenere sparando molta luce su uno nero o poca su uno bianco.



Una volta, dicevo, ho provato a mettere un pannello di 2 metri per due, aperto a libro, di fianco ai soggetti per schiarire risparmiando un flash: disastro! La foto era completamente appiattita, senza più ombre né tridimensionalità, come in una gabbia di luce, quelle scatole bianche con un buco per l'ottica che danno una illuminazione uniforme senza chiari o scuri. Ora immaginatevi uno sfondo (e quindi anche un pavimento!) bianco, è come avere i modelli in una mezza gabbia di luce, sopratutto dal basso la luce si riflette inesorabilmente sulle persone e fine di ogni effetto! Analogamente se metto uno sfondo colorato devo stare attento che il colore riflettendosi non inquini tutto. E pure una bella sala posa tutta bianca, come un ospedale, non aiuta, a meno che non si voglia fare sempre e solo foto tessere ben illuminate ma morbide, piatte. Potete limitare il problema piazzando dei pannelli di polistirolo dipinti di nero.



Quindi se volete delle foto drammatiche, tridimensionali, tenebrose, se volete giocare con le ombre il fondo nero è quasi d'obbligo. Ovviamente non solo illuminandolo a dovere potete schiarirlo con la luce per farlo diventare grigio o addirittura bianco, ma all'occorrenza con delle gelatine colorate potrete avere sfondi di colori sempre diversi senza acquistare e gestire un sacco di fondali colorati.



Obiettivi: le ottiche migliori sono quelle fisse, sono meno pratiche degli zoom, almeno quando si viaggia, ma in sala posa ci si può spostare avanti e indietro con le gambe senza problemi e senza fretta, quindi, in teoria, sarebbe preferibile una ottica fissa di qualità.

In realtà le migliori ottiche fisse sono molto grandi, pesanti e costose perché devo poter aprire molto il diaframma e poter sfocare molto lo sfondo, questo è meraviglioso quando ci si trova in un ambiente poco fotogenico, gli oggetti dietro al soggetto disturbano, non si capisce bene cosa voglia dire la foto, è come se registrasi una persona che canta in mezzo ai rumori del traffico invece che in un teatro vuoto. Sfocando dietro tutto diventa una meravigliosa tavolozza di colori sfumati con il soggetto che si stacca in maniera tridimensionale.

Ma in studio non abbiamo il problema dello sfondo, anzi, abbiamo necessità di una sufficiente profondità di campo a fuoco perché i soggetti non sono sempre piatti, a volte sono più persone insieme o hanno una mano molto avanti, per esempio. Quindi lavoriamo sempre a diaframmi non troppo chiusi dove qualunque ottica va comunque bene.

Quindi, concludendo, se abbiamo ottiche fisse bene, ma se preferiamo risparmiare ed avere la praticità di uno zoom di qualità in sala posa la differenza qualitativa sarà spesso impercettibile.



Ricapitolando: una luce piccola e lontana darà ombre nette, dure, decise mentre una grande e vicina, come un ombrello, avvolgeranno il soggetto e l'ombra non avrà più una direzione precisa, sarà sfumata, lieve o addirittura assente perché la luce circonderà la persona. Ma se la luce sarà troppo vicina l'ombra sarà si morbida, ma avremo un problema. La luce cade col quadrato della distanza, quindi se un soggetto aprirà le braccia, o si distenderà sul fondale, avremo una parte bruciata, troppo vicina al flash, e una nera, troppo lontana. Se noi mettiamo delle luci ampie, come ombrelli o soft box, grandi ma non troppo vicini, il problema si ridurrà perché la distanza relativa sarà minore, quindi dobbiamo ogni volta valutare il miglior compromesso. Ovviamente più la sala è grande e più sarà facile avere buone foto, anche per questo motivo.



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