LA FAVOLA DELLE 100 MONETE


In un universo parallelo, in un mondo semplificato, c’erano solo 100 monete ed appartenevano ad un banchiere. C’erano altre 10 persone. Uno voleva fare il pescatore ma non aveva soldi per una barca. Il banchiere gli prestò 10 monete in cambio di un interesse del 10%, dopo un anno di lavoro e guadagni avrebbe reso 11 monete. Un altro voleva aprire un negozio di pesce, rivenderlo e guadagnare, un altro il ciabattino. A tutti e 10 il banchiere prestò 10 euro, a fine anno gli avrebbero restituito 110 monete in tutto. Tutti lavoravano, producevano, compravano e quindi vendevano, grazie al loro duro lavoro e alla tecnologia attuale vivevano nel benessere, nell’opulenza, negli scambi e nella collaborazione reciproca.

Ma le monete in tutto erano 100 e quindi, nonostante il flusso di scambi frenetici, a fine anno non riuscirono a mantenere fede al patto di restituirne 110. Niente paura, disse il creditore ad ognuno, mi dai solo una moneta per gli interessi di questo anno e ti presto le altre 10 che mi devi per un altro anno. Ovviamente dopo 12 mesi avevano 90 monete tra tutti e sempre un debito di 110, dopo 10 anni si trovarono senza un soldo e con il debito immutato di 110, il banchiere riebbe le sue 100 e prese loro tutto quello che avevano dato in pegno per il prestito, tutto in cambio di nulla. Si trovarono in miseria a dover lavorare come schiavi per lo speculatore finanziario.

Ovviamente in questo periodo qualcuno cominciò a sospettare che il banco fosse truccato ma il banchiere spiegò che era colpa loro se pur lavorando tantissimo erano sempre più indebitati: “VIVETE AL DI SOPRA DELLE VOSTRE POSSIBILITÀ”. Ognuno allora cercò di risparmiare soldi per ripagare il debito ma invano perché la spesa di uno è al centesimo il guadagno di un altro, ogni volta che uno spendeva meno un altro guadagnava meno e a sua volta era costretto a risparmiare in un circolo vizioso deflattivo. Finirono per mangiare, vestirsi e curarsi sempre meno e sempre peggio, si ammalavano sempre di più, sempre più incidenti sul lavoro, costruivano e vivevano non più in case bellissime ma in catapecchie, la disoccupazione era diffusa, la produzione di beni e di benessere distrutta: invano, alla fine dell’anno erano sempre più poveri ed indebitati ma più aumentava la povertà ed il malessere e più insistevano con la ricetta.

Per evitare che la fame aguzzasse l’ingegno e finissero per capire e prendere i forconi il banchiere cominciò a dire che se erano sempre più poveri ed indebitati era colpa loro che erano improvvisamente diventati pigri, ladri, corrotti, evasori, incapaci: “CASTA CRICCA CORRUZIONE” gridava. Iniziarono a sospettare l’uno dell’altro, le libertà personali e i diritti umani venivano falciati per evitare che qualcuno potesse rubare e spendere i soldi, come se ciò potesse cambiare qualcosa. Dividi et impera, se non ci sono più soldi, se nessuno spende più e volete ancora vendere e lavorare, dovete abbassare i prezzi, lavorare gratis per lavorare tutti per essere sempre più competitivi l’uno contro l’altro.

La morale della favola è che l’Italia, con la sua costituzione che difendeva la gente dagli speculatori che avevano già causato le crisi che poi portarono al nazifascismo, e la sua moneta statale, non bancaria, che arricchiva e non indebitava chi produce, dalle ceneri della guerra era diventata una potenza mondiale mentre entrando nella trappola mortale della moneta criminale europea a debito impagabile sta facendo record di povertà, disoccupazione, suicidi, chiusura di attività, gli italiani non si curano più e muoiono come nelle guerre mondiali. Ma non c’è nessuna crisi, i negozi sono pieni e chiudono, è solo una truffa criminale chiamata €uro.


Ma se ognuno capisce e spiega la verità ad altri stanotte scapperanno con l’elicottero e noi torneremo ad avere uno stato che difende ed arricchisce chi lavora e produce, non chi distrugge speculando.


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