LA STAMPA DI MONETA PORTA INFLAZIONE: FALSO!


1) Se mancano le patate il loro prezzo aumenta, se lo stato stampa moneta e la dà a qualcuno perché produca tonnellate di tuberi il loro prezzo crolla, si ha deflazione, non inflazione.


2) Finché c’è disoccupazione si può stampare soldi ed usarli per creare occupazione senza paura di inflazionare i prezzi (legge di Phillips) perché chi è senza lavoro e reddito non spende volentieri ed i negozianti non possono aumentare i prezzi della merce che ammuffisce negli scaffali ma li diminuiscono sempre di più fino a chiudere, licenziare tutti ed aumentare la disoccupazione in un circolo letale difficile da fermare, la DEFLAZIONE!


3) Se la BCE crea denaro ma lo da alle banche che lo prestano allo stato (che deve ridarlo loro perché non potendo più crearselo e prestarselo deve pagarci sempre più interessi) alla gente non arriva nulla e quindi non compra e i prezzi non aumentano, scendono.


4) Certo che se uno stato stampa soldi e dà a tutti un reddito di cittadinanza, di povertà, per non produrre nulla, per non lavorare allora si, alla lunga di potrebbe avere crollo della produzione ed inflazione.


L’inflazione si può avere quando mancano le merci, come negli anni ‘70 quando eravamo sotto attacco speculativo, ci hanno detto che il petrolio era finito, la benzina era aumentata di prezzo come se ora costasse 400 euro al litro e così quello di tutte le merci trasportate, inflazione da mancanza di offerta. Ma in questo caso stampare soldi non non è la causa e potrebbe essere una soluzione, vedi punto (1), infatti la usò il ministro dell’economia di Hitler per trasformare la Germania dal paese più povero ed inflazionato dell’€uropa in quello più ricco e potente che stava per conquistare il mondo. Noi stampavamo sempre più soldi , la gente era sempre più ricca e poteva continuare a comprare, vendere, produrre, lavorare anche se i prezzi di benzina e merci salivano.


Oppure l’inflazione si può avere in un paese che diventa sempre più ricco, tutti producono sempre più benessere e ricchezza reale, non solo finanziaria, e quindi i negozianti aumentano i prezzi per poter anche loro dare un servizio sempre migliore, comprare e far girare l’economia. Non è vero che questa inflazione buona ruba il potere acquisto alla povera vecchina che non può più comprare il pane perché se la ricchezza e gli introiti fiscali aumentano allora si possono aumentare gli stipendi, le pensioni, gli interessi sui risparmi della anziana e di tutti, come negli anni della inflazione in Italia a due cifre quando eravamo sempre più ricchi e tra i primi al mondo per risparmio privato.


I prezzi devono aumentare sempre perché la spesa di uno è al centesimo il guadagno di un altro: in Giappone con 20 dollari si ottiene una lattina di birra, in India si paga lo stipendio mensile di una persona e con meno di un dollaro un dentista fa qualunque intervento… in strada, con le pinza sporche su un tappeto sul marciapiedi. Dove è meglio vivere, in Giappone o in India?


Post di Marco Mori


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